Cent’anni fa, la prima edizione del romanzo La coscienza di Zeno

Cent’anni fa, il 1° maggio del 1923, usciva la prima edizione del romanzo La coscienza di Zeno, di Italo Svevo, venticinque anni dopo Senilità, il suo secondo romanzo, edito, la prima volta, nel 1898.
Ritornava, dunque, a pubblicare dopo l’insuccesso di pubblico e l’indifferenza e il disinteresse nei suoi confronti da parte della critica relativi ai primi due, che gli avevano quasi fatto smettere di scrivere. Nel 1902, annotava nel suo diario: «Io, a quest’ora e definitivamente, ho eliminato dalla mia vita quella ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura». Sfiduciato dalla riuscita che gli era negata e tardava così ad arrivare e dalle delusioni, si era infatti proposto di abbandonare l’arte della scrittura, anche se, oltre a tenere il suo diario, continuò a scrivere, negli anni, lettere, appunti, articoli; abbozzò saggi di filosofia, stese molti racconti e varie opere teatrali (ce ne rimangono 13).

Gli anni compresi tra il 1906 e l’inizio della Prima Guerra Mondiale sono determinanti per lo scrittore. Nel 1906 conosce James Joyce, che insegna presso la Berlitz School di Trieste, il quale, oltre a impartirgli lezioni di inglese, legge i suoi primi due romanzi e ne dà un giudizio lusinghiero e lo esorta a proseguire la sua attività di scrittura. Dal 1908 al 1910, il cognato segue, a Vienna, una terapia con Sigmend Freud, il che avvicina Italo alle teorie psicanalitiche. Quando, per via del conflitto bellico, le autorità austriache requisiscono la fabbrica di vernici del suocero, si trova libero dalle responsabilità legate al suo esser diventato un uomo d’affari e dalle incombenze aziendali richieste dal suo ruolo dirigenziale e può lasciar riaffiorare l’antico (e mai sopito) sogno di diventare scrittore e riprendere con intensità la sua attività intellettuale e letteraria.
Inizia a scrivere La coscienza di Zeno l’anno successivo alla fine della guerra, nel 1919, e la pubblica nel 1923. La sua opera non suscita alcun interesse in Italia e viene ignorata. Deluso ancora una volta, snervato da un ennesimo silenzio, invia la storia a James Joyce, a Parigi. Questi ne riconosce subito il valore e la porta all’attenzione degli intellettuali francesi. In particolare, nel 1926 la rivista Le Navire d’Argent dedica, curato da Valéry Larbaud e da Benjamin Crémieux, un intero numero a Italo Svevo, e nel 1927 esce la traduzione in francese del romanzo, intitolato semplicemente Zéno, a opera e cura di Paul-Henri Michel. Il romanzo conquista la fama dapprima in Francia e poi nel resto d’Europa. Nel marzo del 1928 lo scrittore viene festeggiato da un gruppo di intellettuali, durante una cena in suo onore (organizzata da Benjamin Crémieux) presso il Pen Club di Parigi.

Dopo il successo europeo della Coscienza, Svevo si dedicò con decisione e vigore alla scrittura. Stese altri racconti (tra i suoi più importanti) e alcuni nuovi testi teatrali. Tra l’aprile del 1926 e il giugno del 1927 rivide Senilità, pubblicandola in una seconda edizione nel luglio del 1927. Progettò un quarto romanzo, il cui protagonista era sempre Zeno («una continuazione di Zeno», come lui stesso precisò), di cui scrisse lunghi frammenti, che purtroppo non poté terminare, perché morì, l’11 settembre 1928, a seguito delle ferite riportate provocategli da un incidente automobilistico.

La coscienza di Zeno è un romanzo di grande importanza nella storia della letteratura italiana, che segna un cambio di rotta rispetto alla letteratura precedente: la protagonista della storia è la coscienza stessa, la struttura narrativa è basata su un memoriale articolato per temi, il tempo è soggettivo e non lineare (un tempo misto, come lo definì Svevo). Per questi, e molti altri, motivi vale la pena leggerla.

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