L’arte di scrivere storie
L’arte della scrittura ha bisogno di regole. Come più volte ho scritto nel blog, e come spesso ripeto, le regole non sono un giogo cui sottostare, non devono essere tante né pesanti. Ne bastano poche e ben condensate. Per lo più nascono spontanee. Oppure, a un certo punto, ci si rende conto di stare seguendole perché sorte come conseguenza della scrittura. Talento e… regolatezza? Sì, anche!
Qui te ne riporto 10 che ritengo particolarmente utili per scrivere una buona storia.
- Scrivere è un esercizio che richiede cura, precisione, determinazione e tenacia. È sentimento e capacità di emozionarsi.
- Devi credere in ciò che scrivi, il che – non è un paradosso – ha un po’ a che vedere anche con la sospensione dell’incredulità (suspension of disbelief), un concetto introdotto da Samuel Taylor Coleridge: «Venne accettato che i miei sforzi dovevano indirizzarsi a persone e personaggi sovrannaturali, o anche romanzati, e a trasferire dalla nostra intima natura un interesse umano e una parvenza di verità sufficiente a procurare per queste ombre dell’immaginazione quella volontaria sospensione del dubbio momentanea, che costituisce la fede poetica», Biographia literaria, Leask, Londra 1817. Se credi in ciò che scrivi, risulterà verosimile o veritiero. Possiederà la luce che deve avere e irradiare. Se credi in ciò che scrivi, lo stai vivendo e riuscirai a renderlo al meglio.
- Inizia da ciò che osservi e vedi intorno a te e che ti colpisce oppure dalla tua esperienza personale e poi arricchiscilo con la fantasia e l’immaginazione. E poi segui la tua creatività, nella sua originalità.
- Scrivi secondo il tuo ritmo personale: il che, tradotto, può significare tutti i giorni, ma, se non fa per te, scrivi nei tempi che sei in grado di tenere e mantenere sulla lunga distanza.
- Usa il linguaggio che senti più tuo ma che è anche il più adatto ai tuoi personaggi, alla loro epoca e alla tua storia. Non temere di sperimentare, provare, tagliare su misura del testo.
- Le parole sono preziose, un vero tesoro tra le tue mani. Studia la grammatica e la sintassi, le figure retoriche, lo stile. E non perdere mai la tua spontaneità.
- Ogni frase che scrivi soddisfa solitamente uno (o più) di questi scopi: costruisce l’azione o la fa avanzare, svela un carattere, mostra o scopre pensieri e sentimenti, prepara un colpo di scena, una rivelazione di un qualche tipo, una svolta, descrive paesaggi (esteriori ma anche interiori), è una riflessione (e, esplicitamente o indirettamente, invita il lettore alla riflessione), crea un’atmosfera, una suggestione, trasferisce un’emozione, stabilisce (il lettore ha bisogno anche di certezze).
- Lavora per immagini, senza perdere di vista la complessità della storia. La scrittura di narrativa, infatti, nasce da una visione, da una sorta di sogno, da una tensione onirica di chi scrive, e disegna immagini nella mente del lettore. Se riferisse al lettore cosa dovrebbe o potrebbe vedere o come, sarebbe un reportage o un saggio d’estetica; se gli spiegasse cosa pensare, un trattato di filosofia da approfondire.
- Ama i dettagli, i particolari.
- Non temere le riscritture e le revisioni.
Ida
Grazie cara, leggere i tuoi congli gli articoli, è sempre un piacere. In questo periodo hobfinito di leggere un piccolo libro, un saggio storico, sono un po’ la mia passione, mentre per un laboratorio sto leggendo autrici: la Ernaux, la de Cespedes, infine la Bonanni. Storie di donne, forti! In un periodo in cui c’era un cliché da seguire, ambientate in un tempo assai difficile.
Storie in punta di righe
Ciao Ida! Ne sono molto felice!
La storia piace moltissimo anche a me! In edicola faccio incetta di riviste (non so quanti come me le comprino… di sicuro per me è una gioia e spero non scompaiano dalla circolazione) e di monografie storiche. Non solo sono bellissime, ma curatissime sotto il profilo documentario, delle fonti e delle ricerche. Sto facendo molte scoperte.
Delle autrici che tu menzioni conosco Alba De Céspedes: vidi una sua intervista su Rai Storia e mi colpì molto come figura. Mi affascinò il racconto della genesi del suo romanzo più noto, il Quaderno proibito.
Di solito le autrici prediligono una scrittura che parte dall’indagine di sé, dall’autobiografia e che affronta problemi complessi e difficili. Scavano in sé, nel loro vivere: non per ripiegarsi ma per guardare al futuro. Tante hanno scritto romanzi di formazione, un genere che è stato molto amato e scelto dagli autori uomini ma che ha fatto breccia anche nel cuore femminile. Lo trovo significativo.