LA NASCITA DI VENERE

Il giorno era appena spuntato. La mattina era radiosa e calma. La luce scintillava silenziosa e cristallina sull’acqua e un vento leggero spazzava la superficie marina senza agitarla. L’orizzonte del mare era netto e aperto, un filo di infinito su cui l’occhio scorreva come una perla.

VenereAd un tratto, a metà mattina, la giornata cambiò. Il sole scomparve, nascosto da nubi arrivate all’improvviso, e si sentì il vento di lontano diventare più forte, tanto da muovere il mare e sollevarlo in onde basse e lunghe, accompagnate da una schiuma bianca, leggera e soffice.

Durò circa una mezz’ora, poi le nubi iniziarono a diradare e la schiuma si trasformò in una nuvola di petali di rosa bianca dalla quale emerse una fanciulla dai lunghi capelli chiari e dalla pelle candida.

Era Venere. Un tappeto di rose fiorite le fece largo tra le acque e la condusse sino alla riva, sulla spiaggia. Il vento tornò a spirare dolce come una melodia antica suonata da flauti e cetre e la vestì di fiordalisi e margherite.

Venere si guardò intorno. La costa proteggeva la spiaggia, una ricca vegetazione le faceva da scudo. Si mise a perlustrare la zona. «Com’è bello camminare sulla sabbia. Che meraviglia quelle conchiglie… Me ne farò collane». Si fermò e guardò a lungo il mare, il suo mare, da cui proveniva. Si lasciò cullare dallo sciabordare delle onde e dal blu dell’acqua. Pensò all’altra sponda del mare e all’orizzonte che vi faceva da limite. Gli uccelli volavano disegnando geografie ampie e leggere. Prese un po’ di sabbia tra le mani, la lasciò scivolare tra le dita. Sorrise: il suo sogno era appena iniziato.

Venere di Botticelli

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