IL LUNGUAGGIO DEI FIORI: LA VIOLETTA
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A fine inverno e inizio primavera è facile incontrare durante una passeggiata nei boschi o nei prati di campagna un dolce e aggraziato fiorellino: la violetta. Una piantina che cresce bassa e che attira la sua attenzione, prima ancora che per il suo aspetto, per il profumo delizioso e dolce che spande nell’aria.
Nel linguaggio dei fiori la violetta, sia che si tratti delle specie odorata (viola mammola) e labradorica – le più comuni – sia delle altre specie selvatiche, incarna diversi significati.
Se si guarda alle sue caratteristiche botaniche e al suo aspetto, per il suo essere una piantina non appariscente e che nasconde la sua fresca bellezza tra l’erba alta è simbolo di pudore, modestia e timidezza. Per il suo crescere restando bassa è immagine di umiltà. Per la sua fioritura precoce, che indica l’arrivo della primavera, rappresenta, oltre alla stagione stessa, la sua freschezza e la sua gioia. Un fiore che per questo è stato molto amato dai poeti.
Per via del cuore del suo fiore, protetto, quasi il custode di un segreto da scoprire, e in virtù delle sue radici robuste e flessibili, segno, dunque, di elasticità e capacità di estendersi, simboleggia l’immaginazione e un temperamento sognatore e fantasioso.
La violetta, infine, è un modo per comunicare amore vero e fedeltà. Tale significato nasce da una leggenda che vuole che l’inchiostro con cui san Valentino scrisse le sue lettere durante la prigionia fosse ricavato dalle violette che crescevano all’esterno della cella.
In epoca vittoriana, il 14 febbraio gli innamorati regalavano violette e non rose come si fa oggi. Il pittore impressionista Edouard Manet prese spunto da quest’usanza e la interpretò con la sua arte: dipinse un piccolo quadro in cui raffigurava il suo Bouquet de violettes e lo inviò alla sua amata Berthe Morisot, come un messaggio d’amore in codice (il pittore era, infatti, sposato). Sulla tela, in primo piano c’è un mazzo di violette e poco distante da questo una lettera semiaperta di cui non leggiamo il contenuto ma la dedica, à M.lle Berthe Morisot, e la firma dell’artista.
©Federica