LETTERA AD UN AMICO
Leggevo in questi giorni un testo che mi ha colpito molto. Si tratta di una bellissima lettera, a metà strada tra la riflessione e la poesia, che una cagnolina scrive al suo padrone dopo essere morta. Ne immagina i timori, li interpreta e lo rassicura. Lo consola per aver fatto tutto il possibile per lei. Gli ricorda che lei è lì con lui e che nessun attimo trascorso insieme è stato insufficiente o è andato perduto.
La scrittura è proprio questo, molto spesso. Consolazione. Attenua dolori e conforta nella sofferenza. Le parole arrivano dritte dentro al cuore e lo riempiono di ciò che in quel momento, com’è naturale, non riesce a vedere, perché la mancanza è troppo forte.
Mi è capitato di frequente di parlare con persone che hanno perso il loro cane, spesso in circostanze tragiche, come un incidente o una malattia improvvisa. Ogni storia è a sé, ma tutte hanno in comune due tratti: il ricordo di com’era straordinaria la loro bestiola, di quanto amore ha dato loro, e il rimpianto per non aver fatto di più.
Qui di seguito vi riporto il testo che ho letto. Una lunga catena di se…, di dubbi che, invece, trovano la loro risposta, certa e sicura.
Se hai paura di avermi dato poche carezze, sappi che non ne ho scordata nemmeno una.
Se sei pentita di avermi sgridato anche solo una volta, sappi che io nemmeno me la ricordo.
Se pensi di avermi lasciato troppo tempo da sola, sappi che io ti ho sempre aspettato.
Se temi di avermi dedicato poco tempo, sappi che io, anche di quel poco, ne ho goduto ogni istante.
Se credi di aver giocato poco con me, sappi che io non ho mai contato le volte in cui mi hai lanciato la pallina.
Se pensi che io abbia dimenticato il tuo profumo, sappi che anche adesso lo sto annusando nel vento.
Se tu volessi rinascere in un’altra vita, sappi che io vorrei essere la tua cagnolina anche in quella.
Se sei convinta di avere qualche difetto, sappi che per me tu sei stata la perfezione.
Se credi che l’amore possa avere una fine, sappi che nel mio cuore il posto per l’ amore è infinito.
Se pensi di nutrire dei rimpianti verso me, sappi che io non cambierei un solo secondo della vita che ho trascorso con te.
Se credi che io non senta più la tua voce quando mi chiami, basta che tu affidi alla brezza della sera il compito di portarmi le tue parole.
Se pensi che io possa scordare il tuo viso, sappi che avrei voluto vivere solamente per godere di un tuo sguardo.
Se credi che avrei potuto amare qualcuno più di te, sappi che io ti ho amato più di me stessa.
Se pensi che mi piacerebbe un morbido divano, sappi che con te avrei dormito anche sui sassi.
Se credi che io volessi più di ciò che mi hai dato, sappi che io mi sono sempre sentito la cagnolina più felice e ricca del mondo.
Se a volte ti sei sentita sola, sappi che io non ho mai lasciato il mio posto accanto a te.
Se pensi che la mia vita sia stata breve, sappi che io non avrei voluto vivere nemmeno un minuto in più se non lo avessi passato al tuo fianco.
Se temi che io non sia più vicino a te, sappi che appena chiuderai gli occhi io mi addormenterò al tuo fianco.
Se pensi di non aver fatto la scelta giusta, sappi che io mi sono sempre fidata di te.
Sempre.
Se sogni un giorno di potermi rivedere, sappi che sarò lì ad aspettarti.
Come ho sempre fatto. “Emanuele Grandi, “Amarilla – appunti di un viaggio a sei zampe”, Morphema editrice, 2018
Nota: il presente post non è una recensione ma solo una riflessione fatta dopo la lettura di un brano del libro citato, un moto del cuore perché so cosa significa perdere il miglior amico dell’uomo, e le parole sono le uniche a lenire e attenuare il dolore, a consolare almeno un poco.
Federica per Storie in punta di righe