VOLEVO DIVENTARE PITTORE: LEI AVREBBE ABITATO IL MIO PRIMO QUADRO
Nei pomeriggi d’estate mi affacciavo spesso alla finestra. Nelle ore più calde non potevo uscire e mi piaceva guardare il mondo dalle imposte socchiuse. Mia madre non le accostava mai del tutto, lasciava sempre un’apertura di qualche centimetro, che sporgeva sul mio personale piano prospettico. Da lì, spingevo lo sguardo all’orizzonte e potevo abbracciare tutta la vastità del territorio collinare. Studiavo i pieni e i vuoti, ne ammiravo le alture e le geometrie e sognavo di dipingerle. Le linee, le ombre, i colori danzavano davanti ai miei occhi. Allora non avevo bisogno di nessuna tela per immaginare il quadro che, me lo sentivo, ne ero certo, un giorno avrei dipinto.
Dopo le cinque uscivo. La luce inondava ogni cosa con una forza e una dolcezza che mi rendevano parte del tutto. Mi sentivo in pace col mondo, una pace senza scalfitture.
La casa era sempre là. Sempre. Come ogni giorno. Le altre case, raggruppate tra le alture più basse, avrebbero dovuto interessarmi di più. Erano grandi e imponenti. E belle, belle di una bellezza pulita ma ferma, che non catturava la mia attenzione quanto lei. Adagiata sulla prima collina vicino a casa mia, era interamente costruita in tronchi di legno. Piccola e vissuta, era stata rattoppata più volte ed era sopravvissuta agli inverni più rigidi. Ogni giorno mi immaginavo la sua storia. Ogni giorno le promettevo che l’avrei dipinta. Volevo diventare pittore: lei avrebbe abitato il mio primo quadro.
”L’arte mi sembra essere soprattutto uno stato d’animo. Lo stile non è importante. Esprimersi lo è. La pittura deve avere un contenuto psicologico. Io stronco sul nascere ogni mio impulso decorativo. Attenuo il bianco, amalgamo il blu con mille pensieri. La psiche deve trovare la propria via nei dipinti. Bisogna lavorare sul quadro pensando che qualcosa della propria anima entrerà a farne parte e gli darà sostanza. Un quadro deve fiorire come qualcosa di vivo. Deve afferrare qualcosa di inafferrabile: il fascino e il profondo significato di quello che ci sta a cuore.” Marc Chagall
© Federica & Storie in punta di righe