LE SPIGHE E I PAPAVERI: STORIA DI UN’AMICIZIA

cereals-100263_1280Pianta erbacea della famiglia delle Papaveraceae, il Papavero comune o rosolaccio (Papaver rhoeas) è diffusissimo in tutta Italia. È molto facile avvistarlo nei campi, lungo i bordi delle strade o delle ferrovie, oppure in città, tra le crepe dell’asfalto e dei marciapiedi. Il suo fiore è molto delicato, per via dei petali sottili e leggeri come carta, e dalla fioritura breve, dura solo un giorno. La pianta, invece, è molto forte e, purché il terreno non sia troppo arido, popola ininterrottamente le nostre campagne da aprile fino al mese di luglio.

Come mai il rosolaccio ama così tanto spuntare tra i campi di grano? Esistono molte storie e leggende in proposito che si tramandano nei vari paesi e tra generazioni. Come spesso su queste pagine, vi offro la mia personale risposta con questa nuova breve fiaba.

«wheat-field-640960_1280.jpgOgni mattino le spighe si svegliavano presto, all’alba, non appena il sole spuntava all’orizzonte e iniziava a illuminare il cielo e riscaldare la terra coi suoi raggi. Durante la primavera, al momento giusto, era piovuto e, ora che era quasi estate, grazie al sole, alla pioggia e al buon terreno del campo in cui si trovavano, svettavano alte, sane e forti. La loro vita trascorreva semplice, bella e serena. Eppure non erano completamente soddisfatte. Sentivano, in fondo al cuore, che mancava loro qualcosa per essere felici del tutto. Aveva cominciato la spiga che stava ai confini del campo a farlo notare e presto tutte le altre avevano iniziato a discuterne. Alla fine arrivarono alla conclusione che le loro giornate erano sì belle ma… mancavano loro degli amici, con cui parlare, ridere, scherzare e stare in compagnia.

Pensarono così di chiedere alle rondini, se volevano diventare loro amiche, dato che passavano di lì tutti i giorni ed erano così simpatiche. La mattina dopo, quando le rondini tornarono in zona a cercare cibo, furono accolte dal saluto delle spighe che, tuttavia, non riuscirono ad aggiungere nient’altro. Volavano troppo veloci perché le sentissero e presto si allontanarono, andando in un altro campo alla ricerca di piccoli insetti.
Nel pomeriggio, passò di là una farfalla. Volteggiò sopra la testa delle spighe fino quasi a sfiorarle. Le spighe, rallegrate dal seguire il movimento di quella danza, invitarono la farfalla a fermarsi lì con loro: «Vi ringrazio, siete molto gentili, ma non potrei mai stare qui con voi. Sto andando in cerca di fiori per il nettare e non posso trattenermi oltre. È faticoso cercare cibo tutto il giorno e devo essere di ritorno a casa prima di sera».
Dopo un po’ videro un gruppo di formiche che, in fila una dopo l’altra, trasportavano semi e pezzetti di frutta. Le spighe le videro affaticate e le invitarono a fare una pausa e a riposarsi alla loro ombra. La formica in testa si fermò e dietro di lei tutte le altre. «Siete gentilissime, grazie. Possiamo stare qui soltanto un paio di minuti, perché il formicaio è lontano e dobbiamo fare ancora un po’ di giri. Il nostro è un lavoro pesante e non abbiamo tempo per distrarci troppo».

Le spighe iniziarono a pensare che fosse difficile trovare amici, finché un giorno… non si presentò al loro campo un fiore tutto rosso, dallo stelo sottile e dal portamento alto e cortese, che attirò immediatamente la loro attenzione.
«Possiamo rimanere qui con voi?» chiese indicando gli altri fiori che erano con lui. «Ci hanno cacciato dal prato qui vicino, noi volevamo soltanto un posto dove stare e da abbellire e correre alla brezza del vento, ma ce l’hanno impedito.»

Le spighe esultarono in coro e furono ben liete di accogliere la proposta di quei simpatici fiori rossi. Avevano finalmente trovato degli amici. E da quel giorno, ormai molto lontano, i papaveri continuano a nascere nei campi di grano, per far compagnia e divertirsi con le amiche spighe e assaporare con loro la brezza del vento.»

©Federica per Storie in punta di righe.

Write a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *