CAMMEI DI PAROLE
L’idea di scrivere dei cammei di parole è nata dall’intuizione dell’analogia tra i brani brevi e i gioielli a forma di cammeo. Con il termine «cammeo» si indica, infatti, nel campo dell’arte gioielliera, una pietra o una conchiglia lavorata a tutto tondo o a rilievo in modo da ottenere suggestivi effetti di colore, sfruttando gli strati naturali del materiale intagliato.
Suggestivi effetti ottenuti grazie agli strati naturali della pietra. E perché non fare lo stesso con le parole? Intagliare testi per descrivere luoghi e situazioni, raccontare sentimenti e accadimenti, fermare i ricordi, scrivere poesie e riflessioni? Per ottenere dei piccoli tesori che raccontano l’esperienza della vita, la semplicità e la saggezza del quotidiano. Piccole miniature preziose, dei piccoli, profumati gioielli di carta. Un piccolo regalo che fate a voi stessi e a chi vi vuole bene.
Volete leggere un esempio di cammeo? Eccone qui di seguito quattro. Se vi piacciono, commentate pure, se volete regalarne uno o più di uno, scrivetemi pure via mail o attraverso l’apposito form. Trovate qui i miei contatti.
Scrivo da qui, dal tavolo del bar: una breve lettera all’amata
Cosa succede se, stando seduti al tavolino di un bar, osservando fuori, si assiste ad una scena tenera ed emozionante? Accade che diventa l’ispirazione per scrivere una breve lettera da dedicare a chi si ama.
«Scrivo da qui, dal tavolo del bar.
Il cameriere mi ha appena portato la tisana, calda e fumante, arancia e carota, adatta al clima di oggi. Non ricordo una metà di febbraio così fredda. Siedo, come al mio solito, al tavolo vicino alla vetrina, per approfittare della luce.
Poco fa, sul marciapiede, dall’altro lato della strada, ho visto una signora anziana arrivare e fermarsi davanti al cancello principale del complesso dei condomini nuovi. Con una mano teneva il sacchetto di plastica bianca della spesa, con l’altra frugava nella borsa alla ricerca delle chiavi di casa per aprire.
Non le sono servite: il cancello si è spalancato da solo. Un signore, altrettanto anziano, la stava aspettando. Le ha tolto di mano la borsa della spesa, prendendola come se fosse il più leggero dei carichi. Un gesto pieno di affetto e di protezione. Insieme si sono avviati, l’una a fianco dell’altro, verso i gradini dell’entrata.
Ecco, da vecchi ci immagino così. Capaci di anticiparci con tenerezza, di assisterci nelle piccole faccende quotidiane. Attenti l’uno all’altra, sostenendoci a vicenda con naturalezza e sollevandoci dai pesi più gravosi. Ma soprattutto complici. Abituati a parlarci senza dire quasi nulla, a rispondere a domande che non c’è nemmeno bisogno di porre. E quando capita qualche malumore, di non farci troppo caso.
Metto il taccuino nello zaino, pensandoti. Torno al lavoro, il pomeriggio è ancora lungo. Non importa stasera che c’è per cena. Ti amo, amore mio. Tuo, G.»
Una nuova cucciola in casa
Tra vita passata e futura. Il ricordo di un cane che non c’è più si intreccia con la gioia di averne portato a casa un nuovo cucciolo.
«Quando il veterinario, mentre ti visitava, alzò gli occhi al cielo, capii subito. Un tumore, di quelli che non lasciano speranze di nessun genere. Qualche fragile palliativo, del tutto inutili un’operazione e dei tentativi di cure. Sono passati dieci anni da quel giorno e lo ricordo ancora come se fosse oggi. Le settimane successive furono devastanti, ogni mattina era un regalo e, alla fine, dovetti cedere.
Quando dicono che il dolore per la perdita del proprio cane si supera col tempo è solo in parte vero. Per molti, il dolore si lenisce, ma sarà sempre un ricordo che fa male. Per alcuni lo shock della perdita è così forte da non volere più un altro cane.
A lungo è stato così anche per me, finché non mi sono decisa e sei arrivata tu. Avevi già sei mesi, provenivi da un allevamento poi chiuso, perché i cani non sono e non puoi trattarli da merce, che ti aveva lasciato numerosi problemi comportamentali. Mi sei venuta incontro correndo con le orecchie al vento, mi hai fatto un po’ di feste, scodinzolando felice, e poi… sei scappata via, lasciandomi lì, sorda ai miei richiami. Un ottimo inizio, ho pensato, sorridendo tra me e me, senza curarmi della fatica che mi aspettava. Qualche amico, i primi tempi, quando le difficoltà erano numerose, mi ha consigliato di portarti in canile. Sarebbe stato come darla vinta a chi ti aveva allevato e a chi non credeva per nulla in te, a chi non credeva che, in realtà, nascondevi un grande carattere e un futuro normale e felice, come quello che spetta a tutti i cani. Certo, è stato complicato insegnarti ad andare al guinzaglio, tiravi da matti, a tratti ho dubitato che ti ci saresti abituata. Per fortuna, le persone ti piacevano, anche i bambini, e presto hai imparato a stare in mezzo alla gente senza timori. Ora andiamo dappertutto, anche al bar, dove, ogni volta, con le zampe appoggiate al bancone, ti prendi la tua meritata dose di coccole. Al parco ti piace correre, seguire tracce, giocare con gli altri cani. Se due si azzuffano, intervieni a mettere pace. Ogni volta mi spavento e preoccupo per te, temendo cani troppo aggressivi, ma tu hai un intuito infallibile per non metterti nei guai e calmare gli animi.
Ogni giorno con te è diverso dall’altro, sei vivace, giocherellona, simpatica e birichina. I miei vestiti sono sempre coperti di peli e ogni giorno devo ripulire da cima a fondo mezza casa, senza contare le marachelle che combini e ai tuoi tentativi di salire sul divano. Ma è nulla in confronto a come mi ripaghi, al bene che mi vuoi, ai tuoi occhioni festosi.
Ti porterei a casa con me altre mille volte.»
L’unica nostalgia che ho è quella di te
Un altro cammeo che potete leggere lo trovate qui. È una breve poesia, “L’unica nostalgia che ho è quella di te”, che descrive come avere accanto la persona giusta cambi radicalmente il nostro modo di vedere e di vivere le nostre giornate.
Con il passo lieve dei sogni
Infine, se volete, date un occhio qui. Ci sono amori che, a volte, si interrompono ma che attendono il momento giusto per rifiorire. Un’attesa venata di malinconia, ma che, alla fine, sarà premiata. Basta camminare “con il passo lieve dei sogni”.
©Federica per Storie in punta di righe