L’ANZIANO SIGNORE
Il signore anziano con i capelli bianchi e un vecchio bastone è arrivato puntuale e si è seduto sulla panchina come fa ormai da qualche giorno, da poco prima di Natale per essere precisi. Aurora lo vede quando va a giocare nel parco con i suoi amici e si chiede sempre che cosa faccia lì, seduto con quel freddo a guardarsi intorno come ad aspettare qualcuno, per poi andarsene stringendosi nel cappotto e borbottando sottovoce.
Un paio di giorni dopo Natale, al cancello d’ingresso si è affacciato un giovane. Ha perlustrato il parco con lo sguardo come a cercare qualcuno che ben conosceva. Si è avvicinato all’anziano signore, lo ha salutato con cortesia e gli ha lasciato una busta. Il vecchietto l’ha aperta e ne ha estratto un biglietto; lo ha letto attentamente e con un lieve cenno di sorriso l’ha riposto nella tasca interna del cappotto. È rimasto seduto ancora qualche minuto e poi se ne è andato anche lui. Aurora ha assistito alla scena e avrebbe voluto chiedergli perché è da un po’ che se ne sta seduto proprio su quella panchina tutti i giorni alla stessa ora con aria di attesa e perché gli è stata recapitata quella strana posta, ma non ha osato avvicinarsi, nel timore di infastidirlo.
Nei giorni seguenti il signore anziano continua a tornare. Da quando ha ricevuto il biglietto è contento di stare lì, sorride, non guarda mai l’orologio e non sembra affatto sentire il freddo che si è fatto più pungente.
Il pomeriggio dell’ultimo dell’anno ha una scatola di latta sotto il braccio. Questa volta Aurora è molto curiosa di sapere che cosa succede e, anche se sta giocando con i suoi amici, vuol avvicinarsi a lui per fargli qualche domanda. Il suo proposito è però rimandato dall’arrivo di due giovani. Uno è quello della busta. L’altro non lo conosce, non sa chi sia. Vede che a quest’ultimo consegna la scatola di latta e stringe la mano. Non sembrano dirsi molte cose. Si salutano e il signore anziano con un largo sorriso si allontana. Ma, invece di andare nella direzione solita, cammina verso Aurora e le va incontro. Stupita e anche un poco intimorita da quella figura ora davanti a lei, non riesce ad aprir bocca.
– Buonasera, piccola! Cosa fai ancora in giro con questo freddo? Lo so che mi osservavi curiosa nei giorni scorsi e ti chiedevi cosa facessi qui. Mi presento: sono l’anno vecchio e stavo aspettando impaziente il tempo, il primo giovane che hai visto, il ragazzo che mi ha consegnato il biglietto dopo Natale. Me l’ha portato da parte del suo mittente, l’anno nuovo, il quale mi comunicava il suo prossimo arrivo. È quell’altro giovanotto che è venuto qui oggi pomeriggio.
Aurora non crede alle sue orecchie e non riesce a dire nulla. Tutte le sue domande trovano una spiegazione così incredibile che ammutolisce.
L’anziano signore continua: – Nella scatola ho messo i ricordi belli dell’anno trascorso, dei brutti è meglio dimenticarsi, e ho aggiunto tutte le speranze per l’anno nuovo, affinché possano realizzarsi e rendere felici i cuori di ciascuno. E ora, se permetti, bambina mia, mi incammino verso casa. Vado a godermi la pensione e il riposo, che quest’anno, come dire, ho assai faticato.
Aurora ancora incredula gli tende la mano e riesce solo a balbettare un “Lieta di averla conosciuta, signor anno vecchio”.
L’anziano signore le stringe la mano e, toccandosi il cappello, la saluta. Aurora lo guarda allontanarsi un’ultima volta, felice di aver conosciuto un tipo un poco strambo ma in fondo molto simpatico. Con il cuore colmo di una sensazione di fiducia, torna a giocare con i suoi amici, ad aspettare il nuovo anno presto in arrivo.
© Federica per Storie in punta di righe