IL MANIFESTO DELL’ARTISTA

Ogni artista ha una propria visione dell’arte

In letteratura, nelle arti figurative, nella musica, nella danza, nel teatro ogni artista è guidato da idee, principi, temi, motivi che sono la fonte di ispirazione da cui attinge per realizzare il suo modo specifico e personale di fare arte. Ne determinano la predilezione verso l’impiego di certe tecniche invece di altre e la particolare combinazione di quelle scelte di volta in volta. Soprattutto, però, plasmano le sue opere, le sinfonie di parole, colori, note, forme, spazi che escono dalla sua mente e prendono vita tra le sue mani. Sono, inoltre, ciò che sarà percepito dallo spettatore o dal lettore, in modo più o meno diretto ed evidente a seconda della sensibilità di ciascuno, perché, se è vero che l’opera rispecchia l’artista, è altrettanto vero che l’immagine dell’opera stessa si riflette su chi fruisce dell’arte.

Possiamo dire che ogni artista ha una propria visione dell’arte e che la espliciti chiaramente o meno dipende da vari fattori, non ultimo, per esempio, che essa può maturare e raffinarsi nelle sue declinazioni ed estensione nel corso del tempo. E può decidere di esplicitarla usando una delle proprie opere: un poeta una poesia, un pittore un quadro e così via.

Il manifesto, espressione della visione

Quando, però, uno scrittore (o un pittore o un compositore…) vuole organizzarla in un testo programmatico si ha allora un “manifesto”. Come suggerisce l’etimologia della parola, esso serve a rendere nota, a far conoscere la concezione dell’arte che ha in mente un’artista e che ne informa il suo modo di esprimersi. In altre parole, è una maniera per comunicarla e condividerla, portando alla luce una sintesi di tutto il mondo di sentimenti e di idee che muove le giornate di un’artista.

Oscar Wilde: l’artista è il creatore di cose belle

wilde-blogIn questo periodo mi è capitato di leggere, nelle mie ricerche, la prefazione che Oscar Wilde scrisse al proprio romanzo «Il ritratto di Dorian Gray», in cui espone con lo stile arguto, brillante, fulmineo e spesso spiazzante che lo contraddistingue la sua personale rappresentazione del significato attribuito alla sua attività letteraria e all’arte in generale. Per lui, «l’artista è il creatore di cose belle» e nelle cose belle è possibile soltanto scorgere «bei significati», non brutti, perché trovare bruttezza in ciò che è la sua antitesi e il suo contrario è per lui, senza mezzi termini, un errore e un controsenso. È caratteristico dell’arte, infatti, usare ogni materia, anche quella più imperfetta, in modo perfetto.

E la finalità morale?

Sebbene lui non attribuisca alla sua arte alcuna finalità morale o utilità ma solo ragione estetica, in realtà questa presa di posizione è, a mio avviso, parzialmente infondata proprio per il messaggio stesso recato dal manifesto. Infatti, se l’arte è pura, ovvero è compiuta e ha valore in sé e di per sé, perfetta nella sua armonia finale, allora acquista un significato assoluto, non relativo all’epoca o al luogo in cui l’opera è nata (sebbene ne rispecchi le influenze, evidentemente, basti pensare alla produzione teatrale e poetica di Wilde stesso), significato che si tramanda nel tempo e che viene individuato dallo spettatore indipendentemente dall’epoca di fruizione. Poiché l’artista crea, per volontà e vocazione, cose belle, allora l’arte pura significa e coincide con la bellezza (anch’essa un valore in sé stesso), che non è utilitaristica e sfugge a ogni suo sfruttamento o indebito appropriamento, i quali la snaturerebbero. Anzi, è la bellezza, in un primo tempo, ad appropriarsi di noi, perché ci coinvolge e ci muove alla meraviglia. Ci esorta ad avere uno sguardo nuovo e originario su ciò che ci circonda, come se fosse la prima volta che vediamo tutto. Questo conduce ad un cambiamento di passo nel modo di vedere, di pensare e di agire nella realtà e nella quotidianità. Ci porta ad essere più gentili. Ci migliora. L’esperienza della bellezza ci invoglia a comportarci bene. Per tale ragione credo che l’arte pura abbia sempre un fine morale.

Arte: superficie e simbolo insieme

Alla fine della sua prefazione, Wilde asserisce che «ogni arte è insieme superficie e simbolo». Secondo la sua opinione non si dovrebbe scendere e indagare al di sotto della superficie.  Da un lato, non sono d’accordo perché se, in un primo momento, cercare e interrogarsi sulla molteplicità di significati che l’opera porta con sé per chi ne beneficia non è necessario, poi, però, tale esigenza si avverte e affiora. E ciò è indispensabile: se si vuole davvero capire l’arte, non la si può disgiungere dalla riflessione e da una successiva rielaborazione, anche razionale di ciò che si è visto, letto, udito e provato. Dall’altro lato, però, ogni opera è principalmente bellezza, nel suo insieme e nei suoi particolari e dettagli, una bellezza che brilla e splende intorno a sé. Chi fa l’esperienza del bello sa che è molto profonda e intensa. Letteralmente rapisce l’intelligenza e i sensi e regala gioia, freschezza di pensiero, consapevolezza, luce, emozioni. Cosicché brilliamo anche noi di bellezza e felicità. Penso che Wilde intendesse questo, quando affermava che «l’arte rispecchia lo spettatore». Ed è in tal senso che l’arte è sia superficie e simbolo e non ha bisogno di spiegazioni, in quanto basta a sé stessa.

 Per concludere…

In conclusione, e complimenti se siete arrivati fino a qui, perché siete riusciti a leggere queste mie righe su un argomento molto complesso, anche per me l’artista è sempre un creatore di cose belle e l’arte e i suoi significati sono bellezza. Ma, soprattutto, senza arte non possiamo vivere. Prima o poi ne riparleremo su queste pagine.

©2016-2020 Federica Rizzi. Tutti i diritti riservati

0 Comments
  1. Paolo Bua Corona

    Bellissimo articolo volevo scrivere due righe anche io sull’arte e grazie a te ora ho le idee un po’ più chiare… Grazie

    • Federica

      Sono contenta che ti piaccia. Ho espresso soprattutto il mio punto di vista a partire dalle idee di Oscar Wilde. In generale rimane ferma l’idea che l’artista ha una propria concezione dell’arte che si rivela nel momento in cui si esprime (l’opera finita supera sempre le intenzioni) e di cui beneficiano tutti coloro i quali vengono in contatto con le opere create.

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